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LE AVVENTURE DEI SOCI - IV SOSTA

 

Le avventure dei soci fa parte del più generale programma di percorsi di cultura in montagna. Si tratta di una sezione dedicata al racconto delle esperienze dei soci in montagna. Un racconto fatto di fotografie e filmati, immagini del nostro modo di vivere i monti.

Sabato 28 gennaio 2017 alle ore 18.00 si è svolto il primo incontro dedicato a questo importante momento. Una numerosa platea di soci e non solo si è riunita nella sala teatro della parrocchia Sacra Famiglia a Palestrina per condividere salite, incontri, scoperte, panorami, sensazioni. Le nostre avventure.

Regista della serata è stato Pietro Di Motta, che si è dedicato con pazienza e passione alla raccolta del materiale inviato dai soci e alla sua rielaborazione, e che ci ha accompagnati in luoghi carichi di emozioni. I filmati si sono susseguiti piacevolmente trasportandoci in luoghi differenti. Siamo partiti dal Corno Piccolo, una salita sulla via ferrata Danesi, abbiamo sentito l’impegno ma anche l’allegria, abbiamo seguito i nostri amici in un percorso vario e divertente, ma che richiede continua presenza di spirito e collaborazione.

Abbiamo trattenuto il fiato sul Monte Bianco (Aiguile du Midi e Arete des Cosmiques). Insieme ai soci protagonisti delle due bellissime ascensioni abbiamo mosso dei passi piccoli piccoli su un’affilata cresta di neve ghiacciata, abbiamo guardato le rocce di granito davanti a noi, per capire come affrontarle. Infine, con gli occhi di chi era lì, abbiamo ammirato un paesaggio grandioso e abbiamo assaporato la soddisfazione della vetta.

Ci siamo commossi sul Monte Rosa (5 cime da 4000 metri) Abbiamo respirato la poesia di una storia. Una storia di persone, di relazioni, di dubbi, di tenacia. Abbiamo avvertito la solitudine del misurarsi con se stessi, lo stupore davanti alla resistenza. Contemporaneamente, abbiamo visto la bellezza indescrivibile del paesaggio accogliere uomini e donne nella vicinanza e nella gioia di essere saliti insieme. Emozioni forti, che solo un luogo così grande può contenere.

Ancora, abbiamo ripreso l’attrezzatura necessaria e siamo andati sulle Dolomiti del Brenta (cima Tosa e le ferrate). Abbiamo guardato con timore reverenziale le grandi rocce come scogliere, ci siamo chiesti come avremmo reagito in alcuni passaggi difficili, abbiamo trovato il coraggio di affacciarci sul burrone.

Ci siamo beati delle foreste Casentinesi. La numerosa compagnia ha reso il cammino allegro e leggero, e i giorni sono volati tra scarponi, balli e tante risate. Eppure, in alcuni momenti, ognuno dei presenti in sala si è ritrovato magicamente solo nel bosco, con la nebbiolina autunnale, a guardare gli alberi a testa in su, ad assaporare il silenzio. Un regalo raro e prezioso. Infine, siamo tornati a impegnarci nella salita del Monte Velino, lungo via storica Caroncini-Gallina.

I filmati che i nostri soci ci hanno regalato sono molto lontani dall’aspetto celebrativo di sé e delle proprie doti fisiche che troviamo in tante(troppe) produzioni. Si tratta di racconti per immagini, il cui scopo non è celebrare l’impresa ma condividere il proprio modo di stare in montagna.

Questa iniziativa rappresenta una parte fondamentale dei percorsi di cultura in montagna per più di una buona ragione. Prima di tutto, il racconto permette di far conoscere luoghi, esperienze, attività e modi di stare in montagna. Troppe volte si danno per scontate conoscenze che è invece utile approfondire e divulgare. Prendere per mano gli “spettatori” e condurli idealmente a ripercorrere passi già segnati da altri aiuta a porsi degli interrogativi sul modo di vivere la montagna, sui propri desideri rispetto a essa, sui propri limiti e sulle proprie possibilità. Stimola la riflessione e rende chi guarda o ascolta via via sempre più consapevole. Percorsi di cultura in montagna, dunque, che si nutrono di percorsi di montagna inseriti in una cultura.

L’aspetto legato alle emozioni non è meno importante. La possibilità di immedesimarsi in una salita, il ricordo di un’esperienza simile o il contrasto con una totalmente diversa, il sentire un proprio stato d’animo accolto e riconosciuto, aumentano il senso di appartenenza a una comunità, una comunità che si riconosce in un certo modo di vivere i monti, almeno in alcuni aspetti di base.

Contemporaneamente, questa iniziativa intende incoraggiare la riflessione sulle differenze. Esistono molti modi di andare in montagna, e raccontarli permette di avere una pluralità di voci.

Tra queste voci saremo lieti di ascoltare quella di Luca Mazzoleni, venerdì 24 febbraio 2017 presso la sala teatro della parrocchia sacra Famiglia a Palestrina. Importante alpinista, scialpinista e direttore del rifugio Franchetti sul Gran Sasso, Mazzoleni rappresenta un modo di vivere l’Appennino centrale di notevole importanza. Ci parlerà della sua esperienza di rifugista e sci alpinista, e ci arricchirà con le sue conoscenze sulla montagna.

 

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PERCORSI DI CULTURA IN MONTAGNA - V SOSTA

 

Venerdì 24 Febbraio 2017 Luca Mazzoleni, gestore del rifugio Carlo Franchetti nel gruppo del Gran Sasso d’Italia, nonché sci-alpinista e autore di importanti testi riguardanti la descrizione di itinerari invernali sulle montagne d’Appennino, ha intrattenuto una interessata platea, nell’ambito del 5° incontro dei “Percorsi di cultura in montagna”, organizzati dalla sezione di Palestrina del Club Alpino Italiano. L’accogliente sala teatro della Parrocchia della Sacra famiglia ha ancora una volta accolto l’iniziativa e permesso una più distesa partecipazione: un sincero ringraziamento alla comunità parrocchiale.

Agapito Ciprari a nome del Consiglio direttivo ha accolto la platea presentando l’ospite della serata, mentre David Recchia ha spiegato quanto le esperienze di rifugista e di sci alpinista che Luca Mazzoleni da lì a breve avrebbe raccontato, fossero in continuità con quelle già svolte nei precedenti incontri e andassero a costituire un altro importante elemento di conoscenza e di approfondimento del variegato mondo degli alpinismi possibile sui monti dell’Appennino. Passi compiuti da inserire in un percorso di crescita e di sedimentazione collettiva. E questo è stato il racconto che ci ha fatto Luca Mazzoleni: le sue tavole attrezzate di pelli di foca ci hanno aperto agli ampissimi panorami delle montagne d’appennino ammantate di nevi e alle favolose discese sui loro fianchi in grado di entusiasmare chiunque. Non una carrellata di exploit ma la consapevolezza che traversate da programmare di volta in volta possono permettere di stazionare in quota più giorni e vivere intensità rare. Questo sui Monti Sibillini come su quelli del Monte velino, sui monti del Gran Sasso come su quelli della Maiella.

Non poteva poi mancare il racconto delle esperienze di gestore del rifugio forse più importante dell’Appennino Centrale. Il Rifugio Carlo Franchetti posto in una posizione bellissima nel Vallone delle Cornacchia compreso tra le Quattro vette del Corno Grande e quella del Corno Piccolo è luogo di transito e di soggiorno di centinaia di visitatori, soprattutto durante la stagione estiva. E tra un aneddoto e la cronaca delle esperienze giornaliere, abbiamo avuto restituita un’esperienza umana di grande intensità.

Ultima, ma non poteva mancare, il racconto della nevicata straordinaria avvenuta in questa “insolita” stagione sulle montagne del Gran Sasso e a Pietracamela in particolare. Metri e metri di neve hanno sepolto l’abitato e solo la solidarietà di varie forze coordinate da uno straordinario spirito collaborativo ha permesso un primo intervento di soccorso.

I Percorsi di Cultura in Montagna continueranno a seguire l’idea di una “RESTITUZIONE GRATUITA” offerta da quanti, prossimi alla cultura sedimentata in Appennino, saranno in grado di scaldare i cuori.

Un grazie affettuoso a Pietro Di Motta che continua a documentare in tempi e modi impeccabili, le singole iniziative.


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