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PERCORSI DI CULTURA IN MONTAGNA - VIII SOSTA


Con la sua ottava sosta, la sezione Cai di Palestrina conclude la prima parte dei Percorsi di cultura in montagna.

La serata del 9 giugno è stata dedicata alla storia della resistenza nelle montagne dell'Appennino Centrale.

Il socio Alessandro Cianca ha saputo offrire con le sue parole una fotografia dell'Appennino di Lazio, Abruzzo e Molise nell'ultima parte del secondo conflitto mondiale. Ci ha descritto un territorio ricco di fortificazioni naturali, di barriere, di passaggi nascosti: un territorio aspro ma utilissimo per pianificare e realizzare strategie militari. In questi luoghi l'esercito tedesco costruì linee fortificate con lo scopo di rallentare l'avanzata degli alleati: non solo la più nota linea Gustav ma anche altre meno note come la linea Hitler e la linea Barbara, sfruttando in particolare le Mainarde, gli altopiani maggiori d'Abruzzo e la Majella. La descrizione di cime, valli, fiumi e valichi montani sembra ricalcare i ritmi concitati dell'azione militare. Questa panoramica ci ha ricordato che, in Italia, la seconda guerra mondiale si è svolta per lo più in montagna. Così come la Resistenza. Per approfondire questo importantissimo aspetto, Alessandro Cianca si è avvalso della preziosa collaborazione di Roberto Salvatori, autore del libro "Guerra e Resistenza a sud di Roma", il cui titolo, che non dà adito a dubbi riguardo l'argomento trattato, fornisce un'informazione a molti sconosciuta: a sud di Roma c'è stata la Resistenza. Finora la storia, ufficiale o meno, ci ha rimandato un'immagine del nostro paese in guerra nella quale movimenti di opposizione al nazifascismo si concentrarono nell'Appennino tosco emiliano, nelle Alpi e nel nord Italia in generale. L'Appennino centrale, invece, è stato tutt'altro che marginale per quanto riguarda la lotta partigiana. Basti ricordare la Brigata Maiella, formazione di lunghissimo ciclo operativo e l'unica a essere stata decorata di medaglia d'oro al valore militare. Oltre a questa, numerosi altri gruppi erano attivi nel territorio montano di Lazio, Abruzzo, Molise e Campania, un territorio che ha sofferto bombardamenti, stragi, ruberie e soprusi di vario genere. In particolare, Roberto Salvatori ci ha  consegnato un'immagine nuova della zona dei monti Prenestini e dell'alta Valle del Sacco.  L'importante lavoro di documentazione dettagliata ha permesso di sapere che in questa area geografica, sottoposta a forte controllo militare da parte dell'esercito tedesco, ha potuto organizzarsi una forma particolare di resistenza. Molti giovani locali si unirono spontaneamente in gruppi, e, anziché avviare lo scontro militare, portarono avanti importanti azioni di sabotaggio delle truppe tedesche, grazie alla profonda conoscenza del territorio. Allo stesso tempo, si adoperavano per prestare soccorso nei comuni bombardati. Tra i protagonisti delle vicende narrate si ricorda in particolare Enrico Giannetti, di Paliano, che assunse presto un ruolo di comando e organizzazione del gruppo locale. 

Ascoltare i racconti di Roberto Salvatori è stato un ri-percorrere (e per molti percorrere per la prima volta) sentieri, ricordi, storie e strade, che ci ha fatto guardare i nostri monti sotto una nuova luce: li abbiamo visti pieni di vita, di persone, di coraggio.  Comuni come Palestrina, Cave, Genazzano, Paliano, conosciuti a tutti noi locali, si sono popolati di immagini e nomi troppo spesso dimenticati se non addirittura sconosciuti. 

L'ottava sosta ha contribuito, quindi, a rinnovare e condividere una memoria legata al territorio montano in cui siamo inseriti. La volontà di arricchire un patrimonio comune di conoscenze è fin dall'inizio tra gli intenti principali dei Percorsi di cultura in montagna. Il numero e la vivacità della partecipazione dei soci alle varie "soste" ci fa pensare che le nostre comuni curiosità possono essere un motore per continuare questo importante cammino.  




Foto 3 - Ottava sosta



 

 Foto 2 - Ottava sosta                                     Foto 1 - Ottava sosta

 

 

 


 

PERCORSI DI CULTURA IN MONTAGNA - VII SOSTA

 

In un celebre film di Werner Herzog dal titolo “Fitzcarraldo”, il protagonista sostenuto da un forte sogno, lotta con tutte le sue forze per raggiungerlo. Un po’ smisurato ma a sua convinzione raggiungibile. Il sottotitolo di quel film recita: “Chi sogna smuove le montagne”.

Se c’è un accostamento con il progetto (sogno?) realizzato da Antonio Vasselli, questo con il film di Herzog, appare più che possibile: solo credendo fortemente in quello che si vuole costruire, si potrà realizzare un’impresa … davvero ciclopica … e  “Spazi di Pietra, Progetto Prospettive Naturali sul Sentiero Paolo Fantini, Riserva Naturale Monte Catillo”, è stato molto di più. Troppo facile definirlo la “realizzazione di un progetto”. C’è tutta la “patologia” di una passione che sa immaginare prima e realizzare pietra su pietra poi, un sogno smisurato. Come interpretare diversamente la realizzazione di opere di pietra, in un luogo di natura “marginale”, che si sviluppa a “mezza costa” in un’area, dove la conservazione della natura contende lo spazio ad una periferia urbana che si è spinta oltre ogni limite possibile.

Invece …

Venerdi 28 Aprile 2017 nell’ambito della “7° Sosta” prevista nei “Percorsi di Cultura in Montagna”, Antonio Vasselli nel presentare “Spazi di Pietra-Progetto Prospettive Naturali sul Sentiero Paolo Fantini, Riserva Naturale Monte Catillo”, realizzato con l’aiuto di alcuni fedelissimi collaboratori, ha sbalordito il pubblico presentando la realizzazione dei suoi manufatti, che ora è possibile ammirare, passo dopo passo, lungo il “Sentiero Paolo Fantini”.

Parole misurate tra immagini, ci hanno guidato lungo il cammino, (aperto, vorremmo ricordarlo, ad uno dei panorami più belli della provincia di Roma), facendoci arrivare fin sulla cima del Monte Sterparo, sorta di  avamposto “lucretile” sull’Agro Tiburtino-Romano.

Il “sogno” di rendere fruibile l’ambiente dei cosiddetti Monti Comunali tiburtini, Tonino lo ha ricordato, iniziò molti anni fa, attraverso l’opera di Pier Giorgio Coccia, socio della Sezione di Tivoli del Club Alpino Italiano che per primo individuò e segnalò una rete di itinerari, nella vasta area di cime minori comprese tra i territori di Tivoli, San Polo dei Cavalieri e Marcellina. Sulla scia di quella mai troppo celebrata opera di valorizzazione turistica, nacque il “Sentiero Paolo Fantini”, ricalcando un percorso diretto sulla cima del Monte Sterparo. Da allora il “sogno” di migliorare il percorso, di valorizzarlo, di renderlo maggiormente fruibile è cresciuto e sasso dopo sasso, oggi vede la realizzazione di 8 postazioni.

Descriverle una ad una risulta difficile, ma nell’incastro a secco di pietre, nel loro armonizzarsi agli spazi aridi circostanti, nel risorgere di piante di alto fusto dal soffocamento probabile delle piante infestanti, nel sospendere manufatti di sasso e canne, sta tutta “la folle ingegneria” degli autori.

Un esempio da seguire? Una via possibile tra i tanti percorribili in montagna!

Siamo rimasti ammirati dalla sensibilità di chi ha operato silenziosamente ma ancor di più siamo grati della “restituzione gratuita” che Tonino, un socio del Club Alpino Italiano, ci ha concesso.

Ai “Percorsi di Cultura in Montagna” la possibilità di poter continuare ad offrire delle chiavi di lettura e comprensione dei vari “alpinismi” possibili, nello “sconfinato” mondo dei Monti d’Appennino.


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PERCORSI DI CULTURA IN MONTAGNA - VI SOSTA

 

Venerdì 24 Marzo 2017 la Sezione di Palestrina del C.A.I. ha ospitato presso la sede sociale, il CLUB 2000 m,  nell’ambito delle iniziative dei “Percorsi di cultura in montagna 2017”. 

Erano presenti Giuseppe Albrizio, presidente del Club 2000m e Francesco Mancini membro del Direttivo dell’associazione. 

Scopo della serata è stato quello di riflettere sulla cultura espressa dal Club 2000, tentare di capire cosa esattamente significhi, raggiungere tutte le cime appenniniche superiori ai 2000 m. 

I due relatori sono riusciti nel migliore dei modi ad esprimere quanto aderire al Club 2000 m, non significhi tanto “diventare dei collezionisti” o peggio meri compilatori di un elenco, quanto avventurarsi in una ricerca di ambienti e spazi molto vasti e diversificati che la catena appenninica è in grado di offrire e ponendo il raggiungimento di una vetta, come obiettivo di un consapevole salire.

La platea ha apprezzato molto i toni della discussione, quelli molto pacati espressi dal presidente Giuseppe Albrizio, e quelli travolgenti ed entusiasti raccontati da Francesco Mancini che molto simpaticamente ha catturato l’attenzione, raccontando storie, aneddoti e proiettando immagini apprezzabili. 

La serata si è conclusa con uno scambio di doni molto significativo: se il Presidente Luciano Galli ha voluto salutare il Club 2000m donando il Gagliardetto Sezionale, il Club 2000m ha donato una bottiglia di vino rosso etichettato appositamente per la ricorrenza.

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PERCORSI DI CULTURA IN MONTAGNA - I SOSTA

 

Andare in montagna, un'espressione declinata da molti e in modi diversi. Con piacere vi parliamo della riflessione che, a questo proposito, la sezione CAI di Palestrina sta cominciando grazie a una nuova iniziativa. Si tratta di un percorso immaginato come una salita alpinistica, che si svolge attraverso un'alternanza di progressione e soste, laddove la sosta rappresenta non solo un luogo fisico in cui riposare, ma anche il momento in cui si riflette sull'andamento generale della salita, sul tratto appena percorso e su quanto ci sia ancora da affrontare. Allo stesso modo, l'attività proposta, ha l'obiettivo di fornire ai soci degli ancoraggi da cui partire per sviluppare la propria idea dell'andare in montagna. Questi ancoraggi sono rappresentati dalla conoscenza dell'alpinismo, della sua storia e del legame con l'ambiente economico, sociale e politico in cui si sviluppa. Si tratta, dunque, di considerare l'alpinismo come fenomeno umano e quindi culturale, con regole e valori propri e condivisi, che possono cambiare nel tempo e nello spazio, ma che conservano un filo conduttore. Il nostro filo conduttore è il Club Alpino Italiano. La conoscenza del CAI, della sua storia, dei suoi cambiamenti e dell'alpinismo che ha favorito, è ciò che ogni socio dovrebbe avere nello zaino per avventurarsi in montagna in modo consapevole, e per sentirsi parte di una comunità riconosciuta e riconoscibile.

I percorsi di cultura in montagna si articolano lungo due traiettorie: da un lato una serie di incontri di approfondimento storico, dall'altro serate di scambio di esperienze significative relative alla montagna.

Mercoledì 25 gennaio, nella sezione CAI di Palestrina, si è svolto il primo incontro. L’ONCN, Vincenzo Abbate, ha "attrezzato la prima sosta" introducendo i soci alla storia dell'alpinismo e del Club Alpino Italiano, per poi approfondire la nascita e lo sviluppo della sezione di Palestrina.

       

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LE AVVENTURE DEI SOCI - IV SOSTA

 

Le avventure dei soci fa parte del più generale programma di percorsi di cultura in montagna. Si tratta di una sezione dedicata al racconto delle esperienze dei soci in montagna. Un racconto fatto di fotografie e filmati, immagini del nostro modo di vivere i monti.

Sabato 28 gennaio 2017 alle ore 18.00 si è svolto il primo incontro dedicato a questo importante momento. Una numerosa platea di soci e non solo si è riunita nella sala teatro della parrocchia Sacra Famiglia a Palestrina per condividere salite, incontri, scoperte, panorami, sensazioni. Le nostre avventure.

Regista della serata è stato Pietro Di Motta, che si è dedicato con pazienza e passione alla raccolta del materiale inviato dai soci e alla sua rielaborazione, e che ci ha accompagnati in luoghi carichi di emozioni. I filmati si sono susseguiti piacevolmente trasportandoci in luoghi differenti. Siamo partiti dal Corno Piccolo, una salita sulla via ferrata Danesi, abbiamo sentito l’impegno ma anche l’allegria, abbiamo seguito i nostri amici in un percorso vario e divertente, ma che richiede continua presenza di spirito e collaborazione.

Abbiamo trattenuto il fiato sul Monte Bianco (Aiguile du Midi e Arete des Cosmiques). Insieme ai soci protagonisti delle due bellissime ascensioni abbiamo mosso dei passi piccoli piccoli su un’affilata cresta di neve ghiacciata, abbiamo guardato le rocce di granito davanti a noi, per capire come affrontarle. Infine, con gli occhi di chi era lì, abbiamo ammirato un paesaggio grandioso e abbiamo assaporato la soddisfazione della vetta.

Ci siamo commossi sul Monte Rosa (5 cime da 4000 metri) Abbiamo respirato la poesia di una storia. Una storia di persone, di relazioni, di dubbi, di tenacia. Abbiamo avvertito la solitudine del misurarsi con se stessi, lo stupore davanti alla resistenza. Contemporaneamente, abbiamo visto la bellezza indescrivibile del paesaggio accogliere uomini e donne nella vicinanza e nella gioia di essere saliti insieme. Emozioni forti, che solo un luogo così grande può contenere.

Ancora, abbiamo ripreso l’attrezzatura necessaria e siamo andati sulle Dolomiti del Brenta (cima Tosa e le ferrate). Abbiamo guardato con timore reverenziale le grandi rocce come scogliere, ci siamo chiesti come avremmo reagito in alcuni passaggi difficili, abbiamo trovato il coraggio di affacciarci sul burrone.

Ci siamo beati delle foreste Casentinesi. La numerosa compagnia ha reso il cammino allegro e leggero, e i giorni sono volati tra scarponi, balli e tante risate. Eppure, in alcuni momenti, ognuno dei presenti in sala si è ritrovato magicamente solo nel bosco, con la nebbiolina autunnale, a guardare gli alberi a testa in su, ad assaporare il silenzio. Un regalo raro e prezioso. Infine, siamo tornati a impegnarci nella salita del Monte Velino, lungo via storica Caroncini-Gallina.

I filmati che i nostri soci ci hanno regalato sono molto lontani dall’aspetto celebrativo di sé e delle proprie doti fisiche che troviamo in tante(troppe) produzioni. Si tratta di racconti per immagini, il cui scopo non è celebrare l’impresa ma condividere il proprio modo di stare in montagna.

Questa iniziativa rappresenta una parte fondamentale dei percorsi di cultura in montagna per più di una buona ragione. Prima di tutto, il racconto permette di far conoscere luoghi, esperienze, attività e modi di stare in montagna. Troppe volte si danno per scontate conoscenze che è invece utile approfondire e divulgare. Prendere per mano gli “spettatori” e condurli idealmente a ripercorrere passi già segnati da altri aiuta a porsi degli interrogativi sul modo di vivere la montagna, sui propri desideri rispetto a essa, sui propri limiti e sulle proprie possibilità. Stimola la riflessione e rende chi guarda o ascolta via via sempre più consapevole. Percorsi di cultura in montagna, dunque, che si nutrono di percorsi di montagna inseriti in una cultura.

L’aspetto legato alle emozioni non è meno importante. La possibilità di immedesimarsi in una salita, il ricordo di un’esperienza simile o il contrasto con una totalmente diversa, il sentire un proprio stato d’animo accolto e riconosciuto, aumentano il senso di appartenenza a una comunità, una comunità che si riconosce in un certo modo di vivere i monti, almeno in alcuni aspetti di base.

Contemporaneamente, questa iniziativa intende incoraggiare la riflessione sulle differenze. Esistono molti modi di andare in montagna, e raccontarli permette di avere una pluralità di voci.

Tra queste voci saremo lieti di ascoltare quella di Luca Mazzoleni, venerdì 24 febbraio 2017 presso la sala teatro della parrocchia sacra Famiglia a Palestrina. Importante alpinista, scialpinista e direttore del rifugio Franchetti sul Gran Sasso, Mazzoleni rappresenta un modo di vivere l’Appennino centrale di notevole importanza. Ci parlerà della sua esperienza di rifugista e sci alpinista, e ci arricchirà con le sue conoscenze sulla montagna.

 

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PERCORSI DI CULTURA IN MONTAGNA - V SOSTA

 

Venerdì 24 Febbraio 2017 Luca Mazzoleni, gestore del rifugio Carlo Franchetti nel gruppo del Gran Sasso d’Italia, nonché sci-alpinista e autore di importanti testi riguardanti la descrizione di itinerari invernali sulle montagne d’Appennino, ha intrattenuto una interessata platea, nell’ambito del 5° incontro dei “Percorsi di cultura in montagna”, organizzati dalla sezione di Palestrina del Club Alpino Italiano. L’accogliente sala teatro della Parrocchia della Sacra famiglia ha ancora una volta accolto l’iniziativa e permesso una più distesa partecipazione: un sincero ringraziamento alla comunità parrocchiale.

Agapito Ciprari a nome del Consiglio direttivo ha accolto la platea presentando l’ospite della serata, mentre David Recchia ha spiegato quanto le esperienze di rifugista e di sci alpinista che Luca Mazzoleni da lì a breve avrebbe raccontato, fossero in continuità con quelle già svolte nei precedenti incontri e andassero a costituire un altro importante elemento di conoscenza e di approfondimento del variegato mondo degli alpinismi possibile sui monti dell’Appennino. Passi compiuti da inserire in un percorso di crescita e di sedimentazione collettiva. E questo è stato il racconto che ci ha fatto Luca Mazzoleni: le sue tavole attrezzate di pelli di foca ci hanno aperto agli ampissimi panorami delle montagne d’appennino ammantate di nevi e alle favolose discese sui loro fianchi in grado di entusiasmare chiunque. Non una carrellata di exploit ma la consapevolezza che traversate da programmare di volta in volta possono permettere di stazionare in quota più giorni e vivere intensità rare. Questo sui Monti Sibillini come su quelli del Monte velino, sui monti del Gran Sasso come su quelli della Maiella.

Non poteva poi mancare il racconto delle esperienze di gestore del rifugio forse più importante dell’Appennino Centrale. Il Rifugio Carlo Franchetti posto in una posizione bellissima nel Vallone delle Cornacchia compreso tra le Quattro vette del Corno Grande e quella del Corno Piccolo è luogo di transito e di soggiorno di centinaia di visitatori, soprattutto durante la stagione estiva. E tra un aneddoto e la cronaca delle esperienze giornaliere, abbiamo avuto restituita un’esperienza umana di grande intensità.

Ultima, ma non poteva mancare, il racconto della nevicata straordinaria avvenuta in questa “insolita” stagione sulle montagne del Gran Sasso e a Pietracamela in particolare. Metri e metri di neve hanno sepolto l’abitato e solo la solidarietà di varie forze coordinate da uno straordinario spirito collaborativo ha permesso un primo intervento di soccorso.

I Percorsi di Cultura in Montagna continueranno a seguire l’idea di una “RESTITUZIONE GRATUITA” offerta da quanti, prossimi alla cultura sedimentata in Appennino, saranno in grado di scaldare i cuori.

Un grazie affettuoso a Pietro Di Motta che continua a documentare in tempi e modi impeccabili, le singole iniziative.


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La Montagna come palestra di vita

 

Al via il progetto di educazione ambientale “La montagna come palestra di vita”. Organizzato dalla Commissione Sezionale di Alpinismo Giovanile nelle persone di Alessandra Borzi e Massimo Cipolloni, il progetto ha visto anche la partecipazione di Alessandro Iori (T.A.M.) e di Vincenzo Abbate (C.S.C.).

Le finalità del progetto sono quelle di avvicinare i ragazzi e le loro famiglie alla montagna luogo in cui poter realizzare una crescita consapevole ed armoniosa con l’ambiente.

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Ciao Marco

E' improvvisamente venuto a mancare all'affetto dei suoi cari, a soli 38 anni, l'amico e socio Marco Del Ferraro.

Il suo entusiasmo ci aveva contagiati durante la nostra cena sociale del 14/12/2013 e il suo dinamismo ci ha aiutato a raggiungere le tre vette di oltre 2.000 metri nel gruppo del Gran Sasso d'Italia nella escursione sociale del 27/04/2014 (Monte Siella, Monte Tremoggia e Monte Camicia).

Ci piace ricordarlo così


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Il Presidente Luciano Galli


 
Anello escursionistico sui Monti Caprini

Monti Caprini (Monti Prenestini) - Anello escursionistico degli Sgrimuni Nocini

Ore di percorrenza: 4 ore - Dislivello: m  - Difficoltà: EE+  

""Da Tivoli si percorre la S.P. 33a “Empolitana” fino al km.17,500. In prossimità del pericoloso dosso si svolta a destra e si segue la strada in cemento per circa Km 1,800; facendo attenzione alle maglie in ferro che in alcuni punti emergono dal manto stradale, si raggiunge l’ampia radura di Ara Palazzo m562, dove si possono parcheggiare le auto.

Invece di andare a dx. come indicano i cartelli CAI in loco, in direzione del sentiero Karol Wojtyla, si imbocca la discesa opposta, nei pressi della statua del Santo. Per la strada ripida e molto sconnessa si raggiungere la piana sottostante. All’altezza di una bacheca illustrativa in legno (bollo arancione), invece di seguire a sx. la strada principale verso Pisoniano, si prende una diramazione sulla dx. che si segue passando tra gli alberi.

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Le "Magie" del Monte Viglio

08 Dicembre 2013

""Il Monte Viglio come ogni anno è il tradizionale appuntamento coni il quale la sezione CAI di Palestrina inaugura la sua attività invernale. Il tragitto inizialmente pianeggiante si fa via via sempre più ripido fino ad arrivare ad uno sperone chiamato il Gendarme, il suo superamento regala agli escursionisti grande soddisfazione, ma ancor più grande è la soddisfazione di chi lo supera per la prima volta. Dopodiche , la Vetta, con un ultimo sforzo è li a portata di mano. Appuntamento alle sette presso la sede della sezione, e immancabilmente questo orario può variare anche di quindici minuti, sistemata la pratica caffè, comunque si arriva al Valico della Serra di S. Antonio in perfetto orario.

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Cinque vette per un Terminillo

""Domenica 13 ottobre 2013 alle ore 9 eravamo in nove alla Sella di Leonessa pronti per la salita della Cresta Sassetelli del Monte Terminillo.


Nasi all’insù per accarezzare con lo sguardo le linee seguite durante le salite invernali con i ramponi e la piccozza dei numerosi canali che solcano il caratteristico versante Nord Est della montagna di cui, quello seguito dalla via “Chiaretti-Pietrostefani”, è sicuramente il più frequentato.

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Sentieristica sezionale

""Nell’ampio progetto di valorizzazione e mantenimento della rete di sentieri dei Monti Prenestini, la sezione di Palestrina del Club Alpino Italiano continua a dare il suo contributo.
Nella scorsa primavera è stato ripristinato e segnalato il percorso che partendo dal Convento di Santa Maria Nova nei pressi di San Gregorio da Sassola, attraverso la Costa del Lago, il Monte Pagliaro e la Forca Cerella, raggiunge la Spina Santa e prosegue fin sulla cima del Monte Guadagnolo seguendo lo spettacolare crinale delle Cimate. Un lungo e impegnativo lavoro a cui hanno contribuito anche soci della Sezione di Tivoli del Club Alpino Italiano, che ora sfrutta più favorevoli condizioni di percorso anche grazie alle preziose indicazioni pervenute dall’ex sindaco del Comune di San Gregorio da Sassola, profondo conoscitore del luogo.

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